STORIA DELLA ROMA

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view post Posted on 5/3/2010, 23:11     +1   -1




STORIA DELLA ROMA

"Presi accordi con l'Amministratore Delegato On. Igliori e sentito il parere del Presidente Onorario Comm. Guglielmotti, ho concretato le norme esecutive per la Costituzione dell'Associazione Sportiva Roma": è il 22 luglio del 1927 quando Italo Foschi, primo presidente della storia giallorossa, annuncia che il progetto di fondere Fortitudo, Alba e Roman in un'unica grande società è diventato realtà.

La Roma nasce con l'idea di contrastare lo strapotere del nord e di rappresentare al meglio la Città Eterna. Al disegno di Foschi si ribella la Lazio: di qui l'acerrima rivalità che contraddistingue il derby della Capitale. Dalla selezione di una commissione tecnica vengono fuori i ventisette elementi che compongono la prima rosa della Roma: Rapetti, Bramante, Antonio Bianchi, Cappa, Canestrelli, De Micheli, Ferraris IV, Preti, Scocco, Scardola, Sbrana, Vittori e Zamporlini provengono dalla Fortitudo; Ballante, Angelo Bianchi, Corbyons, Chini, Degni, Fasanelli, Mattei, Rovida e Ziroli sono scelti dall'Alba; Carpi, Bossi, Fosso, Isnardi e Maddaluno vengono presi dal Roman. Ad eccezione di Rapetti, Cappa e Chini, tutti i calciatori sono romani. La guida tecnica è affidata a William Garbut, protagonista di grandi stagioni sulla panchina del Genoa e famoso per l'attenzione che rivolge tanto alla preparazione atletica quanto al miglioramento dei fondamentali dei suoi giocatori. La Coppa Coni (una sorta di Coppa Italia), conquistata nel 1928, è il primo titolo ad entrare nella bacheca della Roma. Negli anni che vanno dal 1929 al 1940, la società capitolina si esibisce nello stadio di Testaccio: costruito da Silvio Sensi, padre di Franco, è considerato la roccaforte dell'orgoglio romanista.

A quattordici anni dalla sua fondazione, nel 1942, la Roma festeggia il suo primo scudetto: è la prima volta che il titolo va ad una squadra del centro-sud. Sulla panchina giallorossa siede l'austro-ungarico Alfred Schaffer. Il presidente è Edgardo Bazzini. Il calciatore simbolo, Amedeo Amadei: il 'Fornaretto' segna diciotto reti e trascina la squadra al successo. Poi, un ventennio in chiaro-scuro, inframmezzato dall'unica retrocessione della storia della Roma nel 1951 e spezzato dalla prima, isolata vittoria in campo europeo: la Coppa delle Fiere del 1961, ottenuta con Carniglia in panchina e Anacleto Gianni al timone della società; soprattutto, con i gol di 'Piedone' Manfredini (dodici nel torneo continentale). Dopo aver eliminato Union St. Gilliose, Colonia e Hibernian, i giallorossi superano in finale gli inglesi del Birmingham. Negli anni sessanta, la Roma si aggiudica per due volte la Coppa Italia (trofeo entrato nella bacheca giallorossa per ben nove volte - record al pari della Juventus): nel 1964 e nel 1969. I presidenti delle coccarde tricolore sono Francesco Marini Dettina (1962-1965) e Alvaro Marchini (1969-1971). Gli allenatori, Lorenzo e il 'Mago' Herrera. Sono gli anni di Giacomo Losi: trecentottantasei presenze con la maglia della Roma - è secondo solo a Totti -, l'unica indossata in sedici anni di carriera.

Gli anni settanta portano il nome di un presidente, Gaetano Anzalone, e di una scelta azzeccata, se non altro in chiave futura: quella di affidare la panchina della Roma a Nils Liedholm. Il Barone resta nella Capitale dal 1973 al 1977, per poi essere richiamato dal presidente della 'svolta': Dino Viola. Il sogno dell'Ingegnere coincide con quello dei pionieri giallorossi: tenere testa al 'vento del nord'. Il progetto culmina nello scudetto del 1983. L'acerrima rivale Juventus si inginocchia ad un gruppo straordinario, di cui fanno parte Conti (Campione del Mondo in Spagna nell'82), Falcao, Di Bartolomei, Ancelotti e Pruzzo.

A distanza di quarantadue anni, la Roma del calcio conosce la gioia più immensa. Ma è destinata a vivere l'amarezza più profonda: la finale di Coppa dei Campioni, persa contro il Liverpool davanti ai propri tifosi, allo Stadio Olimpico. Il duo Liedholm-Viola si scioglie l'anno successivo. Gli anni ottanta proseguono all'insegna della sfida tra Roma e Juventus, ma i giallorossi non riescono più ad aggiudicarsi il massimo titolo nazionale (sfiorato, però, nella stagione 1985-6 con Eriksson in panchina).

Con la morte di Viola, nel gennaio del 1991, la presidenza passa nelle mani di Giuseppe Ciarrapico. Lo stesso anno, con Ottavio Bianchi in panchina, la Roma accede alla finale di Coppa Uefa e a quella di Coppa Italia: Giannini e Voeller ottengono la coccarda tricolore, ma devono immeritatamente arrendersi all'Inter nel confronto in Europa. Nel 1993 il testimone di Ciarrapico viene raccolto da Franco Sensi: ha inizio una nuova era.

Il presidente-tifoso consegna la panchina a Carlo Mazzone: l'allenatore, romano e romanista, entra nel cuore dei tifosi, ma non ottiene successi. Così, nella stagione 1996-7, Sensi chiama l'argentino Carlos Bianchi: l'esperimento si rivela fallimentare e il tecnico, ex Boca Junior, viene esonerato a campionato in corso. Il presidente decide allora di affidare la guida della Roma ad un allenatore in grado di garantire un gioco spettacolare: a Trigoria arriva Zdenek Zeman. Il boemo è votato all'attacco, la squadra regala ai tifosi vittorie entusiasmanti: Totti cresce e si afferma, ma la bacheca rimane impolverata. Nell'estate del 1999 la storia giallorossa conosce una nuova svolta. Sensi vuole il terzo scudetto a tutti i costi e per centrare l'obiettivo porta nella Capitale il più vincente degli allenatori: Fabio Capello. Il presidente investe molto. Nel giro di due anni al Fulvio Bernardini sbarcano Montella, Nakata, Batistuta, Emerson, Samuel e Cristiano Zanetti: con Totti, Cafu, Aldair, Candela, Tommasi e Delvecchio, formano l'ossatura della squadra Campione d'Italia nel 2001. La marcia della Roma, quell'anno, è inarrestabile: trascinati dal capitano Francesco Totti e dai gol dei mattatori Batistuta e Montella, i giallorossi terminano il campionato con 75 punti, davanti a Juventus e Lazio. In città è festa grande.

Lo scudetto, però, resta l'unico successo del ciclo Capello. Il tecnico friulano ottiene due secondi posti, nel 2002 e nel 2004. Poi lascia. Dopo la tormentata stagione dei cinque allenatori (Prandelli, Voller, Sella, Del Neri e Conti) nella Capitale arriva Luciano Spalletti. Il tecnico di Certaldo rilancia le ambizioni della Roma. Soprattutto, rinnova l'idea di Franco Sensi e di chi lo ha preceduto: i giallorossi vengono accreditati, grazie al gioco impartito dal mister, come l'unica squadra in grado di contrastare l'Inter. Il fiore all'occhiello della nuova Roma è il modulo, il 4-2-3-1. Totti agisce come prima punta (ruolo che nella stagione 2006-7 gli consente di conquistare la Scarpa d'Oro), mentre De Rossi è il faro di centrocampo. Al primo anno, Spalletti ottiene il record di undici vittorie consecutive in Serie A (poi battuto dall'Inter). L'anno seguente, centra il primo successo: la Coppa Italia, proprio a spese dei nerazzurri. La bacheca giallorossa si arricchisce di una Supercoppa Italiana e nel 2008 di un'altra coccarda tricolore. L'Europa riconosce alla Roma il gioco migliore: in campionato la squadra non viene ripagata nello stesso modo. Il terzo anno di Spalletti è il più entusiasmante, ma l'epilogo è quanto mai amaro: dopo una rincorsa estenuante, a mezz'ora dalla fine del torneo, i giallorossi si ritrovano mezzo scudetto cucito sul petto. Ma è solo un'illusione, perchè Ibrahimovic la scavalca al traguardo. Sfuma così il sogno di regalare a Sensi l'ultimo grande sorriso: il presidente-tifoso scompare il 17 agosto del 2008, all'età di ottantadue anni. Rosella Sensi eredita la guida della Roma: il gioiello di papà Franco.

 
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